Ad un certo punto ho iniziato a guardare la “malattia” non più con paura ma con curiosità e maggiore distacco, sono riuscita così a farne oggetto di “studio” e non più di sofferenza, cercando di capire i tratti caratteriali e soprattutto il vissuto che, insieme, possono aver contribuito a sviluppare questo tipo di problema.
Ho notato che spesso chi incorre in reazioni autoimmuni è stato, per molto tempo, un’anima dotata di una spiccata creatività, senza poterla esprimere e sviluppare. Anima creativa frustrata e limitata, ossia bloccata e inibita nella sua vera natura.
Solitamente si tratta di persone che amano cogliere sempre il lato bello e colorato della vita e degli altri, che mal sopportano i conflitti e gli ambienti di lavoro competitivi e iper logici, spesso, inoltre, ho fatto caso al fatto che hanno un aspetto molto più giovanile rispetto alla loro effettiva età anagrafica (ma di questo parleremo in un articolo dedicato).
Cercano in tutti i modi un canale per esprimere la loro sensibilità e le emozioni spesso molto forti e contrastanti, venendo, il più delle volte, fraintesi, bloccati o addirittura emarginati perché il loro modo di essere viene considerato non adeguato all’età adulta e a contesti sociali e di lavoro di tipo tradizionale. Quando questo avviene inizia l’opera di distruzione e inibizione di questo lato di sé fino ad annullarlo totalmente.
Parlando della mia esperienza personale, già da bambina, mi piaceva molto studiare storia dell’arte e l’arte in ogni sua manifestazione, leggevo e collezionavo libri di archeologia, mi piaceva viaggiare e unire le due passioni. Fino a quando, nel mio piccolo, ho potuto esprimere queste passioni l’anima non si è sentita costretta ma, con la “scelta” dell’Università e di una facoltà che era tutt’altro che creativa, sono iniziati i veri problemi.
Va tenuto conto del fatto che, poter esprimere la propria Creatività, non significa solo dedicarsi all’arte, come intesa comunemente, ma anche dedicarsi a tutti quei piccoli lavoretti che ci impegnano e ci permettono di pensare qualcosa e poi realizzarla, in piena libertà, senza nessun obbligo di risultato (questa forse è l’aspetto che più conta del poter curativo del creativo).
E’ creativo poter cucinare qualcosa che ci piace, colorare con delle penne colorate un libro che stiamo leggendo, tenere un proprio diario e decorarlo, arredare i propri spazi secondo il proprio gusto personale, anche scrivere un messaggio e riempirlo di emoticon più disparate con la propria fantasia può esserlo.
Purtroppo questo modo di esprimere sè, e chi nasce così sa bene di cosa sto parlando, non viene affatto incentivato né capito e anzi la scuola e la società sono fatte proprio per non dare voce a questo tipo di talenti anzi, sono strutturate a favore di un’altra impostazione logico-razionale. Il soggetto creativo trova subito un muro e più cresce e più il muro si alza nel mondo esterno, a scuola così come al lavoro.
In una società fatta di apparenze, se sei una professionista ma tieni sulla scrivania dei pupazzi colorati non vieni presa sul serio e lo dico con cognizione di causa perché al lavoro ho trovato seri problemi, fino a sfociare nel mobbing più spietato, a causa dei miei modi poco convenzionali di mostrarmi. Se non sei grigio e serioso non vieni preso sul serio. Sicuramente ogni ambiente ha i suoi canoni di decenza e decoro e quelli è intelligente e giusto rispettarli ma, il solo mostrarsi troppo colorati in un ufficio pubblico, determina diffidenza se non derisione.
Col tempo ho imparato invece che spesso l’austerità, che secondo il pensiero comune è sinonimo di affidabilità, il più delle volte, nasconde solo un cuore arido e poco curioso.
Anche il modo di esprimerci e il tono della voce, se non lo si tiene entro quei canoni ritenuti seri e professionali ci penalizza. Se non utilizzi toni da catastrofe imminente vieni presa meno sul serio lo avete notato?
Guardate come si presentano la maggior parte delle scuole, dei medici, dei luoghi di culto, gli ospedali… predominano il grigio, il bianco e luci neon che solo a guardarli provocano paura e depressione immediata.
Le cellule del nostro corpo e il nostro sistema immunitario non sono separati dagli effetti che provocano questi messaggi e negarsi la creatività produce una cascata di sostanze che vanno assolutamente a sfavore del sistema immunitario stesso minando la nostra salute.
“L’uomo che non può creare vuole distruggere” diceva Erich From.
Aggiungerei che quando non può creare soffre così tanto da finire per distruggere se stesso; il processo autoimmune delle cellule ha la sua origine proprio in questi meccanismi inconsci, ma sta a noi attraverso la consapevolezza, portarli alla luce cercando di fare il percorso a ritroso per poter ritrovare se stessi e la propria salute.
Torneremo ancora su questo tema molto importante e lo approfondiremo.
Per ora vi consiglio di recuperare prima possibile la vostra attitudine creativa, permettete alla vostra Anima di respirare. Questa apertura del cuore sarà uno dei farmaci più potenti e senza controindicazioni che vi farà stare di nuovo bene.
Così lo è stato per me