Le cure domiciliari, che stanno salvando moltissime vite e risparmiando ospedalizzazioni a tanti pazienti, trovano ancora ostacoli al loro riconoscimento da parte degli organi ufficiali.
Perché tutta questa ostilità nel prendere in considerazione questo Protocollo?
La terapia domicialiare covid-19 sostenuta dal Comitato presieduto dall’Avvocato Erich Grimaldi
https://www.terapiadomiciliarecovid19.org/ viene da mesi applicata e diffusa da un gruppo molto numeroso, coeso e attivo di medici e professionisti che aiutano gratuitamente i pazienti ammalati di covid-19, i quali come unica alternativa avrebbero soltanto la famosa tachipirina e vigile attesa.
Per conoscere la serietà e importanza di questa iniziativa, che con l’avanzare dei mesi ha sempre più assunto i connotati di una vera e propria missione, rimando all’intervista de Il Riformista dell’Avvocato Grimaldi, ideatore dell’avventura che è partita con il gruppo su Facebook dal titolo #TERAPIADOMICILIARECOVID19 e che ad oggi conta precisamente 401.140 membri.
Il gruppo ha riunito sia persone malate e familiari di pazienti che hanno contratto il Covid-19 sia centinaia di medici, infermieri, psicologi, nutrizionisti e chiunque possa essere utile nella lotta contro il virus, fornendo assistenza a 360° 24 ore su 24, in costante monitoraggio delle evoluzioni della malattia.
Per molto tempo il Comitato ha dialogato con il sottosegretario Sileri che sembrava pronto a prendere in seria considerazione i risultati raggiunti per rivedere insieme i protocolli di cura e, finalmente, superare le indicazioni di “vigile attesa e paracetamolo”.
Sarebbe un vero peccato che questa esperienza, maturata in un anno intero, restasse limitata solo di alcune persone, pertanto l’Avvocato Grimaldi ha fatto di tutto per portarla a conoscenza delle Autorità in materia di salute pubblica, tanto che una settimana fa ha partecipato ad un importante incontro in video call con Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali), che è competente a redigere i protocolli di cura come già è avvenuto per quello datato novembre 2020.
Questo appuntamento era l’occasione per concretizzare la possibilità di lavorare insieme ad un nuovo protocollo nazionale che tenesse conto proprio delle esperienze sul campo fatte dai medici referenti.
Il professor Luigi Cavanna e il dottor Andrea Mangiagalli, supportati dall’avvocato Erich Grimaldi, hanno espresso la necessità di strutturare un approccio domiciliare precoce e di valutare nuovi diversi ed efficaci approcci terapeutici, rispetto a quelli che ufficialmente sono stati finora accolti e che si sono dimostrati in gran parte fallimentari.
“Abbiamo messo a disposizione delle istituzioni e degli enti sanitari, tutto il lavoro del nostro gruppo” ha precisato Grimaldi
All’incontro tra Comitato e Agenas hanno partecipato anche il professor Matteo Bassetti, infettivologo Presidente della Società Italiana di Terapia Antiinfettiva e il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri, concludendosi con una condivisione di intenti e l’impegno da parte del professor Bassetti di relazionare al sottosegretario Sileri circa lo scambio proficuo di oggi.
«Sarebbe straordinario se questa realtà efficace e organizzata, creata da Grimaldi, si trasformasse in un modello virtuoso da replicare, per l’assistenza domiciliare in presenza e telemedicina», ha aggiunto la portavoce del Comitato Valentina Rigano.
Sempre maggiore è l’attenzione mediatica rivolta al Comitato e al Gruppo in queste ultime settimane.
Il ministro Speranza non ascolta il Comitato e lavora ad un protocollo senza coinvolgerlo
Purtroppo però a questi promettenti intenti non è seguita alcuna concreta azione anzi, proprio mentre il Comitato cercava di coinvolgere più soggetti possibili fino alle forze politiche “che lo scorso 9 aprile in Senato hanno approvato un ordine del giorno che impegnava il governo ad attivarsi per l’istituzione di un protocollo unico nazionale, il ministro Speranza, senza informare il suo sottosegretario, il 30 marzo aveva già fatto redigere al Dipartimento di prevenzione di cui lui ha la delega, una bozza dei nuovi protocolli di cura senza coinvolgerci. Questa cosa in un Paese democratico – afferma Grimaldi – è gravissima: questi hanno fatto muovere un intero Senato, Sileri e l’Agenas quando Speranza già aveva incaricato Rezza di fare i protocolli”.
Consiglio di Stato boccia ordinanza Tar che aveva sospeso linee guida per cure domiciliari
L’ostilità del Ministro Speranza del resto era già resa palese con il ricorso fatto al Consiglio di Stato contro l’ordinanza del Tar Lazio di sospendere la nota del 9 dicembre 2020, in cui la stessa Aifa indicava “paracetamolo e vigile attesa” come unica strada da seguire nell’approccio alla cura domiciliare contro il Covid, a seguito di un’istanza cautelare presentata al Tar dagli stessi medici del Comitato Cura Domicialiare Covid-19.
I giudici amministrativi hanno riconosciuto, con la loro decisione del 7 marzo scorso, “il ricorso fondato in relazione alla richiesta dei medici di far valere il proprio diritto/dovere, avente giuridica rilevanza in sede sia civile che penale, di prescrivere i farmaci che ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza e che non può essere compresso nell’ottica di un’attesa, potenzialmente pregiudizievole sia per il paziente che, sebbene sotto profili diversi, per i medici stessi”.
Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato contro la sospensiva del Tar del documento che definiva i protocolli di cura per i malati Covid stabilendo che “La nota AIFA non pregiudica l’autonomia dei medici nella prescrizione, in scienza e coscienza, della terapia ritenuta più opportuna”.
Con la decisione del Consiglio di Stato, annullando la sospensiva della nota Aifa, giuridicamente non cambia molto perché si ribadisce che un medico può, infatti, sempre agire in scienza e coscienza e applicare la terapia che ritenga più idonea ma, nel merito, appare davvero poco opportuno e in netto contrasto con la volontà politica unanimamente espressa dal Senato che, pochi giorni prima, aveva approvato un ordine del giorno, proprio per l’impegno ad implementare le cure domicialiari, chiedendo al Governo di approvare un Protocollo unico nazionale per regolamentare e ampliare le cure stesse.
Delusione per non essere stati coinvolti nella stesura delle nuove linee guida
Mentre l’Avvocato Grimaldi chiedeva al “Ministro della Salute Speranza chiarimenti in merito alla decisione di ricorrere in Appello, alla luce dell’opposto indirizzo votato dal Senato”, venivano approvate le “nuove” linee guida, senza tener minimamente conto dei numerosi appelli al dialogo e al confronto da parte del Comitato stesso per condividerne i contenuti.
Essere coinvolti nella stesura delle linee guida e soprattutto avere un riscontro concreto con l’accoglimento del protocollo da loro applicato, basato su terapie precoci, su uno schema terapeutico multi farmaco, su cure personalizzate in base alla storia clinica del malato, era quantomeno doveroso dopo mesi in cui il loro operato ha salvato numerose vite, facendo guarire pazienti di ogni età e gravità.
La convinzione di avere un protocollo efficace ha portato questi medici ad unirsi in un comitato e a contattare gli enti nazionali e le figure istituzionali preposte per giudicare i loro risultati e poterli mettere a disposizione in modo ufficiale per la popolazione.
Purtroppo, anche questa volta, la burocrazia e il mancato dialogo tra organi ufficiali e Comitato ha prevalso sul buonsenso, scatenando il disappunto dell’Avvocato Erich Grimaldi, che con una diretta Facebook ha annunciato che
«Cercheremo un ulteriore dialogo con le istituzioni, che per altro era partito apparentemente bene, con un evento organizzato in piazza del Popolo a Roma il prossimo 8 maggio alle ore 14.30, nel rispetto delle regole – ha proseguito Grimaldi – poi presenteremo un nuovo ricorso al Tar».
Le nuove linee guida
«Tralasciando il metodo utilizzato per arrivare alle nuove linee guida, il contenuto è di fatto pressoché invariato rispetto al precedente – prosegue il Comitato – Impressionante come le uniche differenze che si possono notare nelle nuove linee guida, siano parte di quanto sostenuto dal marzo scorso dai medici del Comitato Cura Domiciliare Covid 19:
1) Gli antinfiammatori invece del paracetamolo (che comunque il nuovo documento continua a mantenere, mentre vi sono studi che sostengono che sia inefficace quando non peggiorativo)
2) Gli anticorpi monoclonali, per i quali il Comitato ha depositato un’istanza perché venissero utilizzati già lo scorso dicembre».
Molto discutibile è anche il fatto che si segnali che ” a oggi, non esistono evidenze solide e incontrovertibili (ovvero derivanti da studi clinici controllati) di efficacia di supplementi vitaminici e integratori alimentari (come vitamine, inclusa vitamina D, lattoferrina, quercitina), il cui utilizzo per questa indicazione non è, quindi, raccomandato” .
Sappiamo bene, infatti, che questa affermazione, è priva di alcun riscontro sia scientifico che empirico; molte persone, sempre più frequentemente, traggono enorme beneficio da questi supplementi, non solo come scudo contro il covid-19 ma per rafforzare e modulare la propria risposta immunitaria e aumentare lo stato di benessere complessivo.
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Del resto non è una sorpresa l’ostilità dimostrata da parte degli organi ufficiali verso terapie che si sono dimostrate davvero efficaci per prevenire e trattare il covid-19 ma che ancora faticano a trovare riconoscimento nei loro protocolli.
Basti pensare alla lunga disputa circa l’efficacia della vitamina D3 per la quale rimandiamo ad un nostro precedente articolo https://wellnessere.com/vitamina-d3-alleato-fondamentale-contro-il-coronavirus-perche-non-ammetterlo/
ma soprattutto al fatto che molti esperti stiano pubblicando importanti ricerche in tema, vedi il nostro articolo sull’utilizzo degli integratori nutraceutici https://wellnessere.com/integratori-nutraceutici-strategia-contro-il-covid-19/.