Fame d’amore: come affrontare i disagi alimentari.

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Fame d’amore

Ieri sera, approfittando di  una delle prime serate più fredde, ho guardato una trasmissione di Rai3 che avevo seguito anche nelle stagioni precedenti.

Solitamente non amo seguire la TV ma “Fame d’amore” è un programma molto diverso dagli altri, e tratta in modo  coinvolgente temi difficili come i disturbi alimentari e mentali negli adolescenti.

Potete  vederlo anche scaricando la App della https://www.rai.it/

https://www.raiplay.it/programmi/famedamore

Le storie di questi coraggiosi ragazzi sono raccontate dai diretti interessati a Francesca Fialdini.

https://www.instagram.com/francifialdini/?hl=it 

francesca fialdini

Lei, in ogni puntata,  si confronta con i “pazienti”, li va a trovare nei luoghi di cura, passa con loro del tempo, parla con i medici dello staff di supporto, con le loro famiglie, con gli amici.

In questo modo lo spettatore viene coinvolto molto da vicino, con grande sensibilità, nelle loro vite e  impara a conoscerli osservandoli con un occhio mai giudicante, ma sempre attento ad andare in profondità e capire come, ad un certo punto, tutto questo possa accadere e perché si verifichi in modo così dirompente e drammatico per la loro esistenza fino a travolgerla.

Perché dei ragazzi, in alcuni casi, apparentemente felici, arrivano a farsi tanto male fino al punto di rischiare la loro stessa vita? Perché il cibo e il nutrirsi da occasione piacevole e felice per loro si trasforma in un incubo?

L’obiettivo di “Fame d’amore” è proprio scoprire questi meccanismi e per farlo ospita in ogni puntata le storie di tanti pazienti che affrontano queste sofferenze, così difficili da trattare ma anche affrontate con altrettanto coraggio  quotidianamente per guarire, in cliniche altamente specializzate.

anorexia 1

Una di questa è proprio L’Ospedale Auxologico Piancavallo, dove la trasmissione da anni si reca per raccontare le tante storie di giovani lì ricoverati con gravi disturbi alimentari.

https://www.auxologico.it/riabilitazione-disturbi-alimentari-nutrizione#malattie

Far conoscere l’esistenza di strutture come questa permette di dare un fondamentale punto di riferimento a persone che, altrimenti, si sentirebbero totalmente abbandonate al loro destino; ora che gli adolescenti si sentono più di sempre sfiduciati, smarriti e senza un punto di riferimento che possa infondere speranza.

Un fenomeno subdolo, infatti, che coinvolge milioni di persone, e che si è molto aggravato a causa della pandemia e dell’isolamento sociale e delle pressioni che i più giovani hanno subito per mesi e mesi.

Sono le storie di ragazze e ragazzi che lottano per uscire dal loro “tunnel” fatto di angosce, paure, speranze, entrando in profondità in quello che accade nella mente e nell’animo, nella vita e nella famiglia di coloro che si ammalano di questi disturbi alimentari.

Il ruolo della famiglia nell’insorgenza di questi disturbi

Già la famiglia…quell’entità meravigliosa da cui tutto parte e alla quale tutto sembra portare per poi tornare, la famiglia che per questi ragazzi deve farsi da parte, per poterli lasciare liberi di andare a curarsi in queste strutture  altamente specializzate.

Possiamo leggerlo negli occhi di tanti ragazzi coraggiosi che prendono parte alla trasmissione: stare in clinica è pesante e andarci deve essere stato molto difficile per tutti, ma farlo è  l’unico modo per potersi darsi una possibilità.

Il loro è un percorso lungo fatto di riabilitazione sia fisica che psicologica, entrambe indispensabili per strapparli alla morte; mettere distanza fisica da casa, dagli amici, dalla famiglia  è l’ultimo tentativo per salvare la propria vita e la propria integrità psichica.

Viene allora spontaneo chiedersi quanto la famiglia e l’ambiente intorno a loro abbia inciso sullo sviluppare certe patologie. Sicuramente il legame con il vissuto familiare è fondamentale.

Dai racconti dei protagonisti spesso emerge  un’atmosfera familiare difficile, dei legami che non sono riusciti a far sentire i giovani abbastanza apprezzati e amati o capiti.

Le famiglie sempre più frammentate e sole, genitori più impegnati ad affrontare le loro difficoltà personali che non ad educare i figli; famiglie con storie di degrado e abbandono, dove uno dei genitori è perennemente assente o abusante.

Dimagrire, arrivare a pesare anche 38 kg o meno e così occupare meno spazio. Questo diventa in certi casi l’unico modo per riuscire ad esternare il proprio disagio fino a trasformarlo in una concreta richiesta di aiuto che sarà presa in carico da persone competenti. Farsi meno ingombranti fino a sparire perché, solo attraverso questo lento suicidio, gli altri arrivano ad accorgersi che la persona sta vivendo un disagio che da solo non è più in grado di affrontare e superare. Oppure mangiare per espandersi e farsi notare di più ma per fare più distanza tra noi e gli altri. Tutte facce di una stessa medaglia che si racchiude anche nel nome del programma: Fame d’amore.

Tra tutti i racconti seguiti mi ha colpita in particolare la storia di Elena che da tanti anni soffre di una forma molto grave di anoressia; Elena è stata intervistata non solo in clinica ma anche a casa sua vicino  ai suoi genitori.

Mi ha colpito molto perché ho visto una ragazza che sul letto d’ospedale lasciava fluire le proprie emozioni, abbracciava le altre ragazze, parlava con gli operatori mentre a casa si irrigidiva, metteva distanze e faceva più difficoltà ad esprimersi.  Ho pensato: com’è possibile che sia apparsa più a suo agio e rilassata durante il ricovero in una stanza asettica della clinica? Si nota come se in famiglia i rapporti diventassero più formali che in ospedale, come se mancasse di empatia e spontaneità…

Certo ogni storia, ogni persona è un mondo a sé e non si può generalizzare ma come filo conduttore nella maggior parte di queste realtà ricorre sempre una grande difficoltà a fidarsi e aprirsi in famiglia, proprio con coloro che dovrebbero conoscerci di più e che alla fine devono farsi da parte e lasciare lavorare terapeuti e medici; questi allora  si sostituiscono per un periodo imprecisato al ruolo di educatori e diventano per tutti un punto di riferimento fondamentale. Farsi da parte per non perdere per sempre il figlio. Questo per tanti genitori, in questi casi, è l’unico gesto d’amore che possono fare.

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Ascoltando con attenzione il loro vissuto emerge sempre un passato che li ha segnati e messi alla prova; un trauma o una situazione familiare difficile, ecco allora che la mente e il corpo iniziano a manifestare le sofferenze che la loro Anima per anni ha cercato di nascondere ma che ad un certo punto escono alla luce del sole e gridano di essere ascoltati ma spesso nello stesso ambiente familiare o sociale queste grida non trovano la giusta risposta.

I disturbi del comportamento alimentare non sono malattie di un singolo individuo, sono malattie delle famiglie e della nostra società intera e per poterle affrontare gli strumenti di cura non possono limitarsi alle terapie psicologiche e alimentari ma necessitano sopratutto di comprensione e amore. 

Ma come si arriva a questi disagi profondi? Non arrivano a caso ma hanno sempre un background comune con gravi storie di sofferenza.

Per uscirne guariti  devono ricostruire il loro corpo ma prima di poterlo fare devono mettere pace nel loro passato, nella loro Anima ferita.

Così come per i disturbi del sistema immunitario, quelli che osserviamo da più tempo nel nostro Blog, ossia le malattie autoimmuni, anche per questi gravi disagi alimentari, l’origine trova le proprie radici nel passato, sopratutto nell’infanzia problematica e spesso “negata”,  quella meravigliosa stagione della  vita in cui i nostri muscoli dell’Anima vengono allenati e in cui la nostra sensibilità si plasma a seconda delle esperienze positive o negative che abbiamo avuto.

Sul tema vi invito a leggere questi articoli del blog:

 https://wellnessere.com/infanzia-negata-e-malattie-autoimmuni/

https://wellnessere.com/infanzia-fotografia-di-tutta-la-nostra-vita/

Consigli di lettura sul tema:

 

Il Cibo e l'Inconscio
Psicoanalisi e disturbi alimentari
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Molto interessante il libro del Prof. Nardone

https://giorgionardone.com/it/

L'Anoressia Giovanile
Una terapia efficiente ed efficace per i disturbi alimentari
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Questi temi comuni hanno portato la quarta edizione della trasmissione, , ripresa da due settimane,  a non limitarsi ai disturbi del comportamento alimentare ma ad  allargare il suo campo d’azione per indagare tutti quei problemi psichici che stanno registrando livelli mai visti soprattutto tra i giovani, come depressione, ansia, autolesionismo, dipendenze da droghe e farmaci.
Il “nemico” dei giovani non è più solo il cibo. Torneremo a parlarne perché più se ne parla e meno persone saranno lasciate sole.

 

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