La questione se contrarre il Coronavirus dia immunità oppure no è stata oggetto di interesse fino dall’inizio della pandemia ma gli esperti non sono ancora arrivati ad una conclusione univoca e convincente. Perché?
Proviamo a fare insieme un ragionamento semplice e lineare visto che ogni argomento, anche il più complicato, può essere spiegato in modo comprensibile per tutti se chi lo espone lo ha chiaro. Quando, invece, le spiegazioni sono confuse significa che si brancola nel buio ed è quello che spesso sembrano fare gli scienziati che ogni giorno rilasciano interviste affermando da mesi tutto e poi il contrario.
Il Coronavirus non dà immunità
Inizialmente, e fino a poco tempo fa, è stato detto che chi si ammala di Covid_19 non sviluppa anticorpi; per sostenere questa tesi si basavano sul fatto che, alcuni soggetti guariti (guariti significa aver superato la fase acuta e aver eventualmente sviluppato anticorpi) poi si sono ammalati di nuovo. Questo significherebbe che, contrarre il virus, non dà immunità cioè lascia il sistema immunitario privo di anticorpi utili a proteggere da una nuova infezione. Secondo questa teoria degli esperti, anche dopo aver contratto il virus ed essere guariti, il soggetto resterebbe in ogni caso vulnerabile ed esposto a contrarre di nuovo lo stesso virus.
Se questo fosse vero (ma ancora devono mettersi d’accordo) anche il vaccino sarebbe inutile; non si spiegherebbe infatti come possano formulare un vaccino con anticorpi per contrastare un virus che non dà immunità.
Tutti i pazienti guariti sviluppano anticorpi
Dopo più di due mesi, in cui è stata più volte ribadita la precedente versione, sia da studi che provenivano dalla Cina che dalla Corea, sia da notizie di pazienti guariti che risultavano di nuovo positivi dopo la fine della quarantena…
è stata cambiata versione e si è iniziato a leggere da più fonti che i pazienti guariti sviluppano anticorpi.
E subito si parla di vaccino.
Dopo soli tre giorni da queste notizie uscite sui giornali, e accolte con ottimismo, si viene a sapere che Bill Gates sabato 2 maggio ha parlato a lungo con il Premier Conte proprio del vaccino anti coronavirus (https://wellnessere.com/bill-gates-chiama-conte-per-il-vaccino-contro-il-covid_19/) e che l’Italia si presta a finanziare la ricerca dello stesso con ben 130 milioni di euro!
Non appare strano che, proprio poco prima di comunicare l’impegno dell’Italia sul fronte vaccino, i giornali italiani abbiano dato notizie del tutto diverse e totalmente contrarie rispetto alle precedenti?
Per tutti riportiamo questo articolo apparso su Repubblica del 30 aprile 2020 https://www.repubblica.it/salute/medicina-e-ricerca/2020/04/30/news/adesso_e_provato_tutti_sviluppano_gli_anticorpi_al_virus-255257217/ nel quale si dice appunto che “La notizia arriva via Twitter da Roberto Burioni, con tanto di tabella che conferma: chi guarisce da Covid-19 sviluppa anticorpi. ” i pazienti guariti da Covid-19 producono anticorpi contro il virus. Questo è bene perché rende affidabile la diagnosi sierologica e, se gli anticorpi fossero proteggenti, promette bene per l’immunità”. E linka lo studio cinese su Nature Medicine, che conferma: a 19 giorni dai sintomi il 100 per cento dei pazienti esaminati (285) avevano sviluppato le IgG contro Sars-CoV-2.”
Subito da Atlanta commenta Guido Silvestri, che guida uno dei laboratori di ricerca più avanzati di Microbiologia e immunologia, affermando che la notizia è “megapillola di ottimismo”, la notizia più bella da quando è scoppiata la pandemia. Perché lo studio cinese conferma che “il nostro sistema immunitario monta una risposta anticorpale contro il virus, risposta che con tutta probabilità, basandosi sui precedenti di Sars-1 e Mers oltre che sui modelli animali di infezione da coronavirus, protegge dalla reinfezione o almeno dal ritorno della malattia. Non possiamo sapere quanto dura questa risposta ma i precedenti con virus simili suggeriscono che dovrebbe durare almeno 12-24 mesi”
Allora si può diventare “immuni” al virus oppure no?
Si può diventare immuni dal Covid-19? È la domanda a cui diventa ogni giorno più importante rispondere, per capire quando e come si potrà ricominciare a vivere una vita più regolare e di socialità, se si può arrivare con il tempo a un’immunità di gregge, e anche se riusciremo mai ad avere un vaccino.
E’ uno degli interrogativi non ancora chiariti ma il più importante da capire. Non è ancora sicuro se, dopo aver contratto la malattia, permanga una immunità protettiva indotta dagli anticorpi che neutralizzerebbero il virus, nel caso in cui il sistema immunitario si trovi di nuovo ad affrontarlo e, quale dose di anticorpi è necessaria, perché ciò avvenga.
Tutti i dati finora raccolti, e il confronto con un virus parente stretto, il Sars1 (responsabile dell’epidemia da coronavirus del 2003, simile al virus Mers, epidemia del 2014 nei Paesi arabi) suggeriscono che, almeno per qualche mese, se non anni, chi guarisce definitivamente non rischia di infettarsi di nuovo.
In poco tempo gli esperti sono passati da dire che, in base agli studi effettuati, non sembrava potersi parlare di “immunità” a dire l’esatto contrario, sia pure con delle riserve temporali.
La verità, al momento, è che una risposta sicura e univoca non c’è e lo conferma uno degli epidemiologi più esperti al mondo, il professor Marc Lipsitch dell’Università di Harvard che ha sintetizzato in un articolo sul New York Times
https://www.nytimes.com/2020/04/13/opinion/coronavirus-immunity.html
le sue interessanti riflessioni al riguardo; tra le tante ipotesi possibili, una di quelle che vengono prese più sul serio è che, una volta guariti da questo virus, si possa sperare in uno o due anni di immunità, confermando la tesi di altri esperti.
Se l’immunità fosse solo temporanea il vaccino servirebbe oppure no?
Se risultasse veritiera la tesi dell’immunità per un periodo di tempo limitato (es. un anno) chi vuole sostenere l’utilità della vaccinazione probabilmente consiglierebbe di ripeterla addirittura ogni anno per avere una copertura nel tempo.
Peccato che queste siano tutte ipotesi e tutto quello che è stato ipotizzato in teoria e in laboratorio finora si è scontrato con la realtà dei fatti, che si è dimostrata sfuggente e poco prevedibile, soprattutto poco verificabile con riscontri incrociati e attendibili.
Sono inoltre documentati casi di pazienti che restano positivi molto a lungo anche dopo 50 giorni di quarantena, alcuni con sintomi e sottoposti a terapie, altri asintomatici; anche questa circostanza fa sorgere molti dubbi sulla capacità del corpo di immunizzarsi al virus ma dedicheremo all’argomento un articolo apposito.
Oltretutto, nessuno ancora ha dimostrato come il sistema immunitario reagirà al vaccino e se lo farà con anticorpi altrettanto validi come quelli che può produrre naturalmente, oppure se si rischia di scatenare reazioni indotte paradosse (iperimmuni o autoimmuni) come da molta letteratura scientifica viene dimostrato.
Per adesso la strada per il vaccino, al di là dei proclami politici, è ancora in salita poiché i ricercatori dovranno dimostrare non solo che il vaccino sia in grado di attivare una risposta immunitaria nell’organismo ma anche che l’immunità permanga nel tempo (e questo sarà assai difficile da dimostrare in tempi brevi per ovvi motivi).
Quindi, concludendo, per rispondere in modo serio alla domanda iniziale si può solo dire che è passato troppo poco tempo al fine di stabilire se una volta guariti da Covid-19 si sviluppa immunità e per quanto tempo.
C’è anche da dire che chiunque voglia chiudere la bocca ai c.d. “non esperti” forse si dimentica che anche i virologi per mestiere difficilmente possono essere esperti di fronte ad un virus sconosciuto, che loro stessi hanno definito totalmente “nuovo” e dagli effetti imprevedibili e assai mutevoli.
Nonostante questa incertezza imperante, per fortuna, dopo quasi due mesi di tentativi ed errori, i medici italiani stanno salvando molti pazienti in gravi condizioni grazie all’utilizzo di eparina e soprattutto grazie al plasma ricco di anticorpi (Dottor Giuseppe De Donno di Mantova) .
Chiarire prima possibile il rebus dell’immunità o meno del coronavirus è ancora più importante visto che già da giorni siamo entrati nella c.d. Fase 2 e noi tutti auspichiamo di non dover vedere un aumento dei contagi e, al contempo, poter riprendere le nostre abitudine di vita sospese durante settimane di lockdown.
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